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mercoledì 26 febbraio 2014

Tomba dei Giganti Siddi


La tomba di giganti Sa Dom 'e S'Orcu è uno dei monumenti nuragici meglio conservati. Edificata su una leggero rialzo del terreno, è del tipo con fronte ad esedra a filari. Il corpo tombale, absidato, disposto lungo l'asse SE-NO, è lungo m 15,20. L'opera muraria è costituita da blocchi di basalto di medie dimensioni ben lavorati e disposti a filari regolari. In alcuni punti della muratura si osserva l'uso di zeppe di allettamento. L'esedra, in discreto stato di conservazione fino agli anni '40 del Novecento, si mostra oggi parzialmente restaurata da un intervento di ripristino curato dalla Soprintendenza Archeologia di Cagliari, resosi necessario a causa del rovinoso crollo di alcuni blocchi del prospetto. La particolarità di questa esedra (m 18,00 di ampiezza), dall'andamento curvilineo e marginata in origine da un bancone sedile di cui residuano poche tracce, deriva dal fatto che i blocchi che compongono i tre filari di base presentano dimensioni inferiori rispetto a quelli che costituiscono i filari superiori. Una leggera risega, presente nella parte superiore del blocco centrale del quinto filare, fa supporre che il blocco mancante del sesto filare potesse essere centinato. L'ingresso al monumento (m 1,00 di larghezza), orientato a SE, si apre al centro dell'esedra ed è sormontato da robusto architrave segnato al centro da una profonda fenditura. Subito dopo l'ingresso è presente, sulla sinistra, un nicchione sopraelevato che misura m 1,50 x 0,80 x 1,10 di altezza. L'opera muraria della camera funeraria, di pianta rettangolare (m 10,00 x 1,25 di larghezza) e sezione ad ogiva tronca (m 2,50 di altezza), è costituita da blocchi parallelepipedi di dimensioni inferiori nei filari di base - rinzeppati per regolarizzare i piani d'appoggio - aggettanti e disposti a filari regolari. La parete di testata è data da un'unica lastra infissa a coltello. 
Lo scavo stratigrafico ha posto in evidenza un letto di piccoli ciottoli, sul quale giacevano i resti frammentari dei corredi funerari costituiti prevalentemente da reperti ceramici attribuibili al Bronzo Medio (XVI secolo a.C.). L'asportazione dell'acciottolato ha posto in evidenza uno strato di terra e piccole pietre dello spessore di 20 centimetri. Questo strato livellava la piattaforma di lastre che funge da base d'appoggio alla tomba. Al di sopra di tale lastricato è stato possibile documentare tracce di carboni. Si è ipotizzato che, sulla base di quanto riscontrato nello scavo di analoghi monumenti, la camera funeraria potesse contenere fino a trecento deposizioni, accumulate progressivamente nei tempi successivi alla sua costruzione. Purtroppo, non è stato rinvenuto alcun frammento osseo. Benché la pratica della sepoltura collettiva sembra sia venuta meno all'inizio del I millennio a.C., la tomba Dom'e S'Orcu, venne utilizzata – così come testimoniano un frammento di ciotola con una scritta in caratteri neopunici ed i resti di ceramiche fini da mense di epoca repubblicana e romana, anche durante la dominazione cartaginese e romana. Il rinvenimento di monete sabaude del XVIII secolo fanno supporre che a partire da quella data la sepoltura sia stata inclusa in un recinto di ricovero degli ovini che pascolavano sull'altopiano. 

martedì 25 febbraio 2014

Is Paulis della Giara

Le depressioni naturali scavate nel basalto hanno come caratteristica principale quella di trasformarsi durante il periodo delle piogge in enormi contenitori d’acqua piovana.
Disseminati in tutto il tavolato, se ne contano una trentina e si concentrano in numero maggiore nei pressi dei rilievi di Zeppara e Zepparedda.
Is paulis, come vengono chiamati in dialetto, si differenziano per estensione e profondità ed occupano una superficie totale di circa 120 ha e hanno una profondità che varia da un minimo di 50 cm per arrivare ad un massimo di 130 cm di Pauli majore Tuili. La forte escursione termica tra il periodo invernale (mite e piovoso) e quello estivo (caldo e arido), influenza in maniera radicale il loro aspetto e di conseguenza anche comunità biotica  che ospitano. Ai periodi di inondazione (ottobre/novembre – maggio/ giugno) si alternano quelli di siccità (giugno- ottobre) durante i quali, il livello dell’acqua delle paludi si riduce (sino al completo prosciugamento) a causa della sua evaporazione, lasciando spazio a fondali molto pietrosi Pauli pedrosu o ad altri di tipo limaccioso Pauli majori Tuili.

Le loro acque, nonostante siano ricche di sostanze organiche, dovute al pascolo dei cavallini e di alcune mandrie di vacche, sono state considerate di tipo oligotrofico ossia povere di risorse nutritive, chimicamente presentano un grado di durezza e un pH che aumentano con il graduale prosciugamento.
Queste caratteristiche fanno dei paulis un habitat ideale per tante specie animali e vegetali, legate tra loro a formare un delicatissimo ecosistema.

La flora è caratterizzata da specie con un ciclo vitale breve. Meritano di essere menzionate il Ranunculus aquatilis, presente in maniera abbondante e riconoscibile per la bianca fioritura galleggiante che ricopre gli stagni durante la primavera, il rarissimo e endemico Eryngium corniculatum, il cui dimorfismo fogliare è legato al prosciugamento dei pauli. Quando i pauli sono inondati, affiorano le lunghe foglie spatolate, ma al termine della primavera,con il prosciugamento delle acque, nascono le foglie spinose tipiche dell’Eryngium (L. Mossa) e ancora alcune specie di orchidee, tra cui l’Orchis laxiflora dalla caratteristica fioritura porporina e la Serapis linguaabbastanza frequente nei bordi. Tra la fauna presente, oltre ai già citati cavallini ghiottissimi di ranuncoli, troviamo la presenza di alcune specie di uccelli, qualiGallinula chloropus (gallinella d’acqua), Poliocephalus rufrollis (tuffetto) e l’Anas platyrhynchos (germano reale). 

L’aspetto decisamente più interessante è rappresentato dalla presenza di una micro - fauna, caratterizzata dalla presenza di svariati organismi Cistobionti,( organismi capaci di sviluppare delle cisti e produrre delle uova che tollerano la calura estiva), che condividono il loro habitat con una svariata quantità di specie di insetti e due particolarissimi crostacei appartenenti all’ordine dei Notostraci: il Lepidurus apus e il Triops cancriformis.

Porto Cervo (Costa Smeralda)

The Costa Smeralda is a coastal area and a famous tourist destination in northern Sardinia with a length of some 20 km, rich of several white sand beaches, a golf club, private jet and helicopter service, and hotels costing up to 10000 € per night in the peak season. Of course, the area has drawn celebrities, business leaders and other affluent visitors. The heart of Costa Smeralda is Porto Cervo. It was created by Prince Karim Aga Khan and various other investors. The village is located at the southern and eastern shore of the natural port, where there are shops, a newsagent, bars, restaurants and supermarkets. The other shores of the bay boast the old and the new marina harbour. In a study released by the European luxury real estate brokerage "Engel & Völkers", Romazzino Bay in Porto Cervo is the most expensive location in Europe. House prices reach up to 300,000 € per square meter. In 2011 Costa Smeralda had the 2nd, the 4th  and the 6th  most expensive hotels in the world, (in order: the “Pitrizza”, the “Romazzino” and the “Cala di Volpe” Hotel).In 2012 the Hotel “Cala di Volpe”, which is featured in the 1977 James Bond’s episode “The spy who loved me” is listed at number 7 on World's 15 most expensive hotel suites complied by "CNN Go" in 2012. The settlement of Porto Cervo occupies all the bay and goes up over the surrounding hills. The part by the sea is built in typical tourist village style, while the area over the hills is structured in large “villas”. This place has got the dimension and atmosphere of a resort, provided with all services required by people on holiday. Nearby the old harbour there is a wooden bridge linking the harbour to the centre of Porto Cervo. From here a series of paths, porches and stairs allow everyone to reach the different sights of the village. 

lunedì 24 febbraio 2014

I cavallini della Giara

I Alto circa 120 cm al garrese,per un peso di 70-80 kg, il tipico "Cuaddeddu de sa jara” si caratterizza per aver una testa piuttosto grossa, occhi a mandorla, orecchie piccole e mobilissime, fronte larga e piana, profilo rettilineo, collo leggermente arcuato, groppa obliqua, ventre grosso a botte, coda lunghissima e criniera lunga ricadente sui lati.
Alcune testimonianze parlano di esemplari alti circa 90 cm dal temperamento vivace e dal carattere ribelle denominati musca pia.
La loro vita (20 anni circa), è articolata in famiglie generalmente composti da circa 7 capi (femmine e puledri) e dominati da un unico gelosissimo stallone la cui vita è scandita dai ripetuti scontri con gli altri maschi, non dominanti, in difesa del proprio Harem.
Dotati di una forte resistenza, riconoscibili per il carattere schivo e diffidente, la loro doma risulta difficile e mai completa. 
La loro origine secondo alcuni, potrebbe derivare dai cavallini della Numibia mentre la loro importazione in Sardegna sarebbe da attribuire ai fenici; secondo altri invece potrebbero discendere da un razza di pony presente in alcune isole dell’ arcipelago greco ed essere stati introdotti durante gli scambi commerciali.
Il loro mantello baio, morello e sauro assume caratteristiche diverse a seconda delle stagioni, infatti risulta abbondante in inverno a protezione dal freddo e dalle intemperie e liscio lucido nel periodo estivo.
Diffuso sino al tardo medio-evo in quasi tutta l’ isola, si ha testimonianza di un ultima colonia presente nell’ arcipelago di Sant’ Antioco sino all’ 800, attualmente si trova esclusivamente sull’ altopiano della Giara che con il suo ambiente ostile e isolato ha contribuito in maniera decisiva al processo che ha portato alle odierne caratteristiche morfologiche e comportamentali.
Appartenenti a diversi privati e utilizzati ,sino agli anni ’60, nel lavoro nelle aie, con l’ avvento della meccanizzazione furono soppiantati e la razza venne inquinata da incroci fatti per aumentare la taglia a favore di una più redditizia commercializzazione. 
Oggi si contano circa 600 esemplari, di proprietà della XXV comunità montana “Sa jara” che dal 1996 a oggi ha intrapreso una politica mirata alla salvaguardia e la tutela della specie, basata su una gestione unica rivolta al controllo delle malattie e al sostentamento durante i periodi di siccità. 
L’ annoso problema della gestione di una razza considerata di eccezionale valore naturalistico e a rischio d’ estinzione, necessita di immediati rimedi da parte delle istituzioni e interventi mirati e decisi da parte delle amministrazioni locali e della gente del posto.

Island of Powerful Energy

A journey through the senses
By Laura Cozzolino, Epoch Times | January 12, 2014


The Italian island of Sardinia is a place like no other, radiating a powerful energy and irresistible charm. It is an island of unique beauty and magnetism. 
It was this combination that lead the early 20th century English novelist D.H. Lawrence to write in his book Sea and Sardinia: “The spirit of the place is a strange thing. Our mechanical age tries to override it. But it does not succeed. In the end the strange, sinister spirit of the place, so diverse and adverse in differing places, will smash our mechanical oneness into smithereens, and all that we think the real thing will go off with a pop, and we shall be left staring.”
The celebrated author took his wife Frieda on a trip to Sardinia in 1921. They landed on the coastal town of Cagliari, traveling inland to Mandas, Sorgono, before reaching the inland village of Nuoro. He was very impressed by the strong features of Sardinia and its people.
Land for the Senses

Located on the West side of Italy, Sardinia is one of the most geologically ancient bodies of land in Europe, as well as the second largest island in the Mediterranean Sea. it’s surrounded by clear waters and covered in miles of uncontaminated nature.
The coastline features a wide range of landscapes—rocky edges, long pristine sandy beaches, and secluded bays and inlets. 
Inland, the natural parks, green pastures, and hills give room to lush forests and mountains with their peculiar fauna. Those who pass by the inshore villages, which have been isolated from one another for centuries, will be under the impression of having traveled back in time. 
Sardinia is a place that tickles the senses. It is a land of light, colors, flavors, scents, and music. Spring offers a jubilation of vibrant color. The sea, with its shades of turquoise, joins the deep blue sky; green meadows are spotted with white sheep and dark cows; and olive tree groves extend from red soils. There are also fields covered in endless flowers of blue, green, yellow, pink, red, white, and purple.
The air is scented with distinct smells of lemon and eucalyptus trees, mimosas, maritime pines, and the intense salty smell of the sea.
The summer’s music consists of a rhythm of waves and the breeze, joined by choirs of cicadas, crickets, and native birds signing their melodies. 
Sardinia is also known for its range of local, hand-made, traditional delicacies and great quality wines. The mild Mediterranean climate is ideal for genuine and diversified farming. This region also produces some of the best olive oils in Italy and in Europe.
Planning Your Visit

This island provides an ideal setting for a quiet vacation (except for August, when it is overflowing with tourists). For those who seek retreat with a deep connection to nature, it offers secluded corners, natural parks, beaches, mountains, and forests, which can be visited by hiring a car, renting a boat, riding a motorized scooter or bicycle. 
From April to the end of September, the East Coast (Costa Smeralda) opens its elegant clubs and hotels and attracts a European jet-set crowd. Porto Cervo, Porto Rotondo, and the surrounding areas are favorites for many Italian and international celebrities, many of whom arrive on private yachts.
However, you don’t need a private yacht to enjoy your stay, as there is a wide range of accommodations suitable for every budget across the island, from five star hotels to affordable and very charming bed & breakfasts, which provide the opportunity for more intimate interaction with the locals.
The languages spoken in Sardinia, (apart from Italian), are Sardo, with its numerous dialects, and Algherese, a variation of Catalan, spoken in Alghero on the West Coast. It’s worth noting that Sardinians are also very generous, kindhearted, and hospitable, though it isn’t unusual for them to take some time to warm to strangers.
Ancient Land 


Sardinia has a long history, as well as rich and strong traditions and culture.
The first establishments in Sardinia took place in its Northwestern side and date back to the Mesolithic Era, even though some previous civilizations seem to have lived in the Oliena area, in the Central East part of the island.
From 1500 BC, some villages were built around tower-fortresses called Nuraghi, many of which are still in excellent condition all around the island. The Nuragic civilization spread across the territory had a solid level of technology and they were able to manage a complex society. Nuragic wealth is demonstrated by the artwork and the monumental Nuraghi that are still well preserved, along with a number of sacred wells and religious buildings.
Sardinia was once at the center of important commercial routes and an exporter of raw materials such as copper and lead. Several artifacts have been found in Nuragic sites, which came from as far as Anatolia, Greece, as well as from Italy. 
Villages and Festivals

Sardinian modern culture and traditions are the result of the influence of many ancient civilizations, which made contact with this land in different ways. Phoenicians, Carthaginians, Vandals, Roman, Byzantine, Spanish, and French have all contributed to create a complex and extremely rich background. 
Cagliari, (in Sardo “Casteddu”, meaning Castle), is the capital city of Sardinia and a fascinating place. The old city lies on top of a hill. Most of its walls are intact, and feature the two early 14th-century white limestone towers—the Torre San Pancrazio and the Torre dell’Elefante. The local white limestone was also used to build the walls of the city and many buildings. 
In “Sea and Sardinia,” D. H. Lawrence, described the effect of the warm Mediterranean sunlight on the white limestone city and compared Cagliari to a “white Jerusalem.”
With its particular charm and Spanish-Catalan heritage, the town of Alghero (Catalan name, “L’Alguer”) is located Northwest of Sardinia and showcases its history through ancient buildings, bastions, the Gothic-Catalan churches, the Cathedral (14th–19th centuries) and St. Francis’s Church (14th century) with its magnificent cloisters. 
At the edge of the town, those keen on archaeology must visit the Anghelu Ruju Necropolis (3500 B.C.) and the Palmavera Nuraghe complex (10th–7th centuries B.C.). Alghero is also well known for the strong presence of coral in its seabed, which is used to produce jewelry and other precious objects.

The town of Nuoro stands on the high ground on the foot of Monte Ortobene, in the center of the island and in the mountainous area of Barbagia; its surroundings were the cornerstone of the Nuragic civilization. More than 30 Nuragic sites can be visited there, such as the village discovered in the countryside of Tanca Manna, just outside Nuoro.
Olbia, a beautiful little town on the East Coast, is very ancient too. Probably founded by the Punics; it was always an important port and it still is. 
Also, worth visiting are Sassari (20 minutes by car from Alghero, on the West Coast) and Oristano (Central West Coast), with their ancient archeological sites and ruins and the little villages around the island.
All of these places have strong traditions, their own costumes, and heritage. La Sartiglia of Oristano, la Cavalcata Sarda, Candelieri of Sassari, and la Setmana Santa de l’Alguer are festivals and celebrations, which originate back hundreds of years, and remain very popular today.
Inspiring Place


Several iconic movies were filmed in Sardinia, such as “The Spy Who Loved Me” directed by Lewis Gilbert; “Red Desert” by Michelangelo Antonioni; “Swept Away” by Lina Wertmüller; and its recent remake directed by Guy Ritchie, whose protagonist was Madonna – just to name a few.
Grazia Deledda, the first Italian woman to receive the Nobel Prize, was born in Nuoro. Her mother tongue was Logudorese, not standard Italian. Due to the historical isolation of the Sardinian villages, she never saw the sea in her childhood years but took inspiration from the nature around her, as well as from Sardinian legends, folklore, and native customs that preserved cultural traits and themes from ancient times.
Sardinia gave birth to and inspired many artists, writers, poets, and filmmakers. They were all enchanted by its beauty, contrasts, strong character, and by the heart of its inhabitants. There truly is an intoxicating magnetism that can only be understood by experiencing for one’s self.

domenica 23 febbraio 2014

Malloreddus alla Campidanese

Ingredienti per 3 persone.
Non credo ci siano persone che ne mangino meno di 150 g a testa, quindi la ricetta è tarata su 500 g di Malloreddus (gnocchetti sardi). Fatti da voi o comprati freschi da un buon panettiere.

g. 500 di malloreddus
g. 150 di salsiccia fresca
g. 500 di passata di pomodoro
1/2 bicchiere d'olio extravergine d'oliva
(vi devo dire che s’intende fatto in casa?)
1 spicchio d’aglio (optional, c’è chi non digerisce neppure l’odore)
½ cipolla 
5 foglie di basilico
una bustina di zafferano
(optional come per l’aglio, va a gusti)
pecorino grattugiato (poi se ci volete mettere parmigiano, fate voi)
sale

lavorazione:
Rosolare nell'olio d’oliva la cipolla e l’aglio tritati. Sgranate la salsiccia e, a doratura ultimata, unitela al soffritto e fate cuocere la carne per una decina di minuti, volendo poette aggiungervi un mezzo bicchiere di vino rosso. Aggiungete la passata di pomodoro, una presa di sale e ½ cucchiaino di zucchero per togliere l’acidità. Lasciate cuocere il tutto per circa 30 minuti a fiamma lenta, aggiungete infine le foglie di basilico (se avete deciso di usare lo zafferano aggiungetene una bustina  precedentemente stemperato in mezzo bicchiere di acqua tiepida). Proseguite con la cottura del ragù fino a quando si sarà addensato.
Cuocete i malloredus in acqua bollente salata. Scolateli possibilmente al dente e versateli nel tegame con il ragù di salsiccia e un’abbondante spolverata di pecorino.



Portate in tavola che c’è fame e buon appetito. Non dimenticatevi il vino, se è Cannonau è meglio, rischiate pure di vivere sino a 100 anni

sabato 22 febbraio 2014

I MURALES DI ORGOSOLO..ogni casa racconta una storia

Orgosolo, murale
Per descrivere i murales di Orgosolo sono stati citati Guernica, il cubismo, Léger, il Sudamerica, le opere naif e il realismo. Ad Orgosolo i colori dei murales raccontano un viaggio ricco di vita, volti orgogliosi, e soprattutto politica, salario, militari arroganti, campagne ingrate, miniere assassine e greggi da accudire. I murales di Orgosolo ci raccontano una storia nella storia, che unisce il Sessantotto, le rivolte contadine e l'antica tradizione agro-pastorale. Tutto nacque dal murale del gruppo anarchico milanese “Dioniso” che nel ’69, in piena contestazione giovanile, firmò un angolo del paese. Nel ’75, il movimento fu rilanciato da un docente senese, Francesco Del Casino che, dopo essersi sposato, venne a vivere ad Orgosolo. Iniziò dunque ad affrescare i primi murales rappresentando scene di latitanza e ingiuste reclusioni, i drammi del banditismo, come pure il telegramma di Lussu, il viso di Gramsci e dell’Indiano. Così col passare del tempo i murales hanno raccontato storie, vicine e lontane: quelli che raccontano il coraggio degli Orgolesi durante le vicende di Pratobello, quando donne, uomini e bambini di Orgosolo si opposero all'istituzione di una base militare a Pratobello zona adibita al pascolo del bestiame, o quelli che riproducono la guerra nell’ex Iugoslavia e la distruzione di Sarajevo.

Murale Orgosolo
Orgosolo mural
Murale Orgosolo.
The  Orgosolo murals tell a story within the story, which combines the 1968 peasant revolts and the ancient agro pastoral tradition. It all started from the mural drawn on a wall of the village by the anarchist group " Dionysus " in a youth protest in 1969.

In 1975 , the movement was revived by a teacher of northern called Italy Francesco Del Casino, who, after getting married, came to live in Orgosolo.

The styles vary wildly according to the artist; some are naturalistic, others are like cartoons and some, such as those on the Fotostudio Kikinu, are wonderfully reminiscent of Picasso. Like satirical caricatures, they depict all the big political events of the 20th and 21st centuries and vividly document the struggle of the underdog in the face of a powerful, and sometimes corrupt, establishment.

The murals tell stories from near and far; the courage of the Orgosolo people during Pratobello events when men, women and children of Orgosolo opposed the construction of a military base in Pratobello, an area used for grazing cattle, or those depicting the war in Yugoslavia and the destruction of Sarajevo.

giovedì 20 febbraio 2014

Industrial Sardinian Mining

In the course of the centuries of the mining exploitation, workers have used simple digging tools that involved hard and exhausting physical labour. The first significant innovation was the invention of the explosive powder. It was only after 1850 that the industrial era started in the mines of Montevecchio and Monteponi district, using technologically updated mechanical instruments and starting the real mechanization exploitation process of the mining activity. From then,  further inventions and changes were made thanks to the great creativity and professionalism of the mining technicians who progressively transformed a work based mainly on the human force using just a few of tools into a compound industrial system at the forefront of the world mining technique. Due to the need to give a strong impulse to the production, large machines were introduced that allowed the fast mining and processing of large quantities of tout-venat (the whole ground exploited from the underground, metals and waste rocks). In order to make those machines more specific to the different needs, the Montevecchio and Monteponi mines were the perfect test bed and forge for many constructing firms which led to improvements in the yield and performance of the machines that were subsequently built and sold. It should be pointed out, as for the Montevecchio shoveling machine, the prototype was conceived and built in the Montevecchio workshops, which then was  transferred the patent to the ATLAS COPCO company and marketed worldwide. Of course, one further improvement was also made when they used a mine railway to carry materials and workers in and out of the mines.

lunedì 17 febbraio 2014

The Ancient City of Tharros


Penisola SinisTharros was founded by Phoenicians during the 8th century B.C. It is located in the municipality of Cabras, in the Sinis Mainland. The archeological site of Tharros bewitches visitors both for the ruins of the old commercial town and for its geographical position looking over Oristano Gulf and farther The Monte Linasrange. Dominating the Tharros ruins there is The San Giovanni Tower built with the stones of Tharros, already abandoned in the 10th century A.C. because of the constant raids north African pirates perpetuated for years along Sardinian coasts. These constant incursions pushed local people to move inland where today we find Oristano, a safer place surrounded by lots of marshes.

From Tharros, after 5 km., we can reach “San Marco” Cape, the northern promontory of the Oristano Gulf, where an old lighthouse represents the extreme point of Sinis Mainland. Sinis is the depression ara of Oristano region, separated from it by extensive sandy strips.

This is a lagoon which extends for 450 hectares, deep from 0.5 m to 1 m. During summer time, when the sea level falls, the sea floor re-emerges and the lagoon is divided into dozens of small marshes. There is not a large exchange withmarine water or with fresh water; for this reason, salinity level, so low in winter, is even higher than the sea salinity level. Consequently, waters are really salty with the typical flora and fauna of this kind of habitat: eel, mullet and the more exquisite: gilthead breambass and shellfishes.

This environment, characterized by constant winds, salinity and low rains, has favoured the presence of remarkable animal species, above of all: many birds. The most common birds are: pink flamingoscormorant, marsh harrier,herring gull, sea partridgeheron. Ornithologicallyspeaking, Sinis is one of the most important areas of Sardinia.

giovedì 13 febbraio 2014

BOSA

Bosa is located within the “Planargia”, a region in the north-west of Sardinia. Not far from the sea it lies along Temo river. This is a unique feature of our Island. Dominating the town of Bosa we find the “Malaspina” castle which is surrounded by the old medieval village. The origin of Bosa is testified by a Phoenician inscription “Bs’n” of the 9th century B.C., the name of the garrison that rose at the Temo river mouth.

mercoledì 12 febbraio 2014

Domus de janas S'ACQUA SALIDA -Pimentel NEOLITHIC AGE

È articolata in due aree poste a m 150 di distanza: la prima è costituita da domus de janas del tipo a proiezione orizzontale e a pozzetto (1, 2, 3, 4), l'altra da domus a pozzetto (5, 6, 7). 

Particolarmente notevole la tomba 1, risultato di diverse fasi costruttive: originariamente del tipo a pozzetto con anticella e grande cella, poi dotata di un lungo corridoio d'accesso al posto del pozzetto ed ampliata sulla destra della grande cella, annettendo tre camerette sepolcrali di una confinante sepoltura. L'anticella ha il riquadro dipinto in ocra rossa. L'ingresso è volto a SO
La tomba 2 è costituita da un pozzetto d'accesso e da una cella rettangolare il cui soffitto, parzialmente crollato, era originariamente sorretto da due pilastri. Sul pavimento è presente una vasca dove sono ricavate delle coppelle. La parete opposta all'ingresso presenta un ornato dipinto in ocra rossa: due protomi taurine con schema a T entro un riquadro rettangolare. Il colore rosso e la protome taurina sono i segni più comuni della religiosità neolitica sarda. 

La tomba 4 è articolata in un corridoio d'accesso, un'anticella e una cella. L'ingresso è orientato ad E. La cella, circolare, riproduce lo schema della capanna: lo dimostrano i particolari delle pareti e del soffitto dove corrono larghe fasce in rilievo simulanti il tetto e il relativo impianto ligneo di sostegno. 

Prossima al primo gruppo di tombe è un'area sacra con focolare e coppelle probabilmente destinata ai rituali funebri che precedevano la tumulazione. 
Le domus 5, 6, 7 sono del tipo a pozzetto con anticella e cella. La cella della tomba 6 presenta una nicchia rettangolare decorata con ocra rossa, un bancone sepolcrale ed un pilastro. Altre coppelle sono incise nella roccia sovrastante il secondo gruppo di tombe. 

La necropoli viene datata al Neolitico finale (cultura di San Michele, 3200-2800 a.C.), ma non mancano attestazioni di un riuso durante il Bronzo antico (cultura di Bonnanaro, 1800-1600 a.C.).
Risale al Neolitico finale anche la domus più famosa della vicina necropoli di Corongiu. Violata da tempi immemorabili, è costituita da un pozzetto d'accesso, un'anticella e una cella. La parete d'accesso alla cella, sopra e ai lati del portello, mostra un interessantissimo ornato simbolico inciso e sottolineato in rosso. La fascia superiore è decorata al centro da un elemento verticale che si apre superiormente in due spirali: il naso e gli occhi della dea madre, secondo l'interpretazione degli studiosi.

Ai lati in basso una linea a zigzag è limitata a destra da una spirale e a sinistra da due doppi cerchi. In alto, ai lati della doppia spirale od occhi della dea, sono rappresentati due motivi "a barca" con terminazioni a spirale. Due lunghi elementi verticali che si aprono superiormente e inferiormente in due spirali decorano le pareti ai lati del portello.


La Malaria in Sardegna

Viste le continue piogge e l’acqua che si vede ristagnare nelle nostre campagne, c’è da chiedersi se per caso non ci sia il pericolo che si vada a creare l’habitat ideale per la zanzara anofele, quella che per intenderci portava la malaria. Quindi è bene sapere come ci si comportò contro questa piaga che falcidiò la popolazione sarda per tanti secoli.

Prima della massiccia campagna di disinfestazione condotta in Sardegna tra il 1947 e il 1950 dalla Rockfeller Fundation, la Sardegna era la terra d’Occidente più colpita dalla malaria e forse lo era fin dal suo primo massiccio popolamento avvenuto nel neolitico. La malaria fu verosimilmente la causa più importante dello scarso popolamento e dell’arretratezza della Sardegna nel corso dei secoli. L’alta frequenza della malaria e forse il malcelato intento di preservare quest’isola vista la sua importantissima posizione strategica sul Mediterraneo, furono i principali motivi che pesarono sulla scelta della nostra isola da parte degli USA e del Blocco Occidentale, dopo la Seconda Guerra Mondiale, per praticare la campagna antianofelica  e antilarvale con lo scopo finale dell’eliminazione della malaria.   

In realtà, l’intento di base era quello di sradicare la malaria in tutta Italia e di farlo utilizzando prevalentemente il DDT (acronimo di Dicloro-Difenil-Tricloroetano), inventato dallo svizzero Paul Muller nel 1939. Un nuovo prodotto insetticida attivo sia sulle zanzare sia sulle larve  che interrompe in questa maniera il ciclo biologico del plasmodio.  Il plasmodio della malaria espleta metà del suo ciclo vitale proprio nelle ˝anopheles˝, nelle quali si incista nelle ghiandole salivari della zanzara stessa. Mentre, nelle altre specie di zanzara il plasmodio sarebbe ingerito e digerito dalla zanzara stessa.

L’esperimento col DDT era già stato fatto in altri piccoli territori d’Italia (Napoli e foce del Tevere) e all’estero (Egitto e Brasile) con risultati soddisfacenti, ma per farlo come modello sperimentale in una regione più vasta ed estenderlo poi alle altre regioni fu scelta la Sardegna. In accordo con i finanziatori che erano l’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), l’ECA (Economic Cooperation Administration) e la Rockfeller Fundation (che poi contribuì anche con la direzione tecnica del progetto attraverso la propria Health Division) l’alto Commissariato Italiano per l’Igiene e la Sanità istituì nell’aprile del 1946 l’ERLAAS (Ente Regionale per la Lotta Anti Anofelica in Sardegna). 

Questo ente era il braccio operativo della campagna e aveva tra l’altro il compito di reclutare e addestrare il personale e di documentare con il procedere delle operazioni di bonifica.  Alcuni numeri sono indispensabili per capire l’enorme sforzo economico e umano profuso in questa campagna che durò quattro anni (dal 1947 al 1950). Furono impiegati oltre 32.000 uomini e cinque milioni di litri di DDT; furono trattati 1.200.000 focolai e cinque milioni di stabili di tutti i tipi; fu speso un milione di dollari (sette miliardi di lire allora, che corrispondono adesso a circa sette miliardi di euro). La prima campagna iniziò nel 1947 ad aprile e finì a ottobre e interessò la  regione sud occidentale dell’isola per una superficie di 5.400 chilometri quadrati che furono divisi in dieci sezioni e raggruppati in due divisioni. Ogni sezione fu divisa in nove distretti e ciascun distretto venne a sua volta diviso in sei settori. 

I distretti furono pure divisi in sottosettori ciascuno dei quali rappresentava la superficie da trattare in una giornata e comunque la divisione venne fatta in modo tale che il settore più lontano venisse trattato di lunedì mentre quello più vicino venisse trattato il sabato.  La seconda campagna iniziò nel 1948 a febbraio e finì ad ottobre.  Questa campagna fu più accurata, giacché vennero definiti con più precisione i confini dei territori da trattare e venne coinvolta la popolazione residente con la richiesta di segnalare la presenza di eventuali focolai larvali e comunque di superfici non trattate in precedenza.   

La terza campagna iniziò nel 1949 a febbraio e terminò ad ottobre e interessò le regioni in cui vennero segnalati focolai di sopravvivenza degli anofeli. Durante questa campagna si capì che i settori da trattare erano troppo grandi e vennero ristretti. In questo modo la campagna poté dare risultati più soddisfacenti.  L’ultima campagna fu eseguita nel 1950 e servì come controllo delle precedenti tre campagne. Dal punto di vista scientifico i risultati di queste campagne non vennero considerati un completo successo in quanto non fu possibile eliminare completamente il vettore indigeno della malaria.   

Dal punto di vista sociale invece il successo fu totale e pienamente soddisfacente.  Infatti, già nel 1950 furono segnalati solo 44 casi di infestazione e quindi la malaria come malattia sociale venne considerata sconfitta. Sulla strada del progresso sociale ed economico della Sardegna veniva finalmente eliminato un grande ostacolo. Per il popolo sardo la sconfitta della malaria rappresenta, senza ombra di dubbio, la più grande vittoria ottenuta nel corso della sua storia millenaria.

martedì 11 febbraio 2014

Sardinia Weather

Punta molentis
The rains on Sardinia are generally not abundant and are mainly concentrated in the winter , they are intense and long-lasting . They are very poor in the Campidano and along the coasts , where they fall less than 400 mm , values ​​comparable with those of the semi-arid areas , and are between 600-700 mm in the hilly inland areas and more generally on most of the areas of ' Island . 

The greatest rainfall is reached into Gennargentu mountains , where precipitation may fall as snow in the winter season , exceeding 1000 mm . In the Western side of the Sardinia weather is more affected by ocean currents , where the rainfall , in fact, achieve or exceed 700-800 mm per year during the summer even though this area is amongst the driest island. Right in the summer rains may be missing for months , giving a pronounced dryness to the area.

The most frequent winds are strong and the Mistral , Sirocco and Libeccio that give rise to Winter rains and storms , while often in the summer make it very dry climate and encourage the spread of fire . In Winter the Scirocco brings bad weather (Southern Sardinia) , while the Mistral and the Libeccio encourage the rains on the West. The Mistral is also responsible for episodes of cold and winter snow , carrying with it the Arctic air that flows into the Mediterranean from the Rhone Valley .

In Summer the Sirocco brings air from the North African deserts hot and dry that often accompanies the Saharan dust and high temperatures .


Sardinia weather has a very mild climate with very hot summers and mild winters . Average annual temperatures are between 15 and 18 ° C. In summer temperatures exceeding 30 ° C. In Winter weather remain mild especially in the coast , and temperature can drop below 0 ° C on domestic sectors at high altitude.

Sardinia weather forecast: http://www.ilmeteo.it/sardegna

sabato 8 febbraio 2014

Il Parco Geominerario

La Sardaigne est riche en mines qui se trouvent généralement concentrées dans le sud de l’île. La richesse du sous-sol depuis l’Antiquité a attiré toutes les populations du Basin Méditerranéen, dès Mycéniens aux Phéniciens, des Puniques aux Romains, dès Pisans aux Génois. Pendant plus de 8000 ans tous ces peuples ont exploités les nombreux dépôts miniers sardes pour en extraire cuivre, plomb, argent et d’autres matériels. 

Justement pour cette raison le Gouvernement de la Région Sardaigne a établi de fonder le ˝Parco Geominerario della Sardegna˝ (Parc Géo-Minier de la Sardaigne) pour sauver de l’abandon les vieilles structures miniers encore de haute valeur historique, culturelle et architecturale. Les zones qui forment le Parc sont huit, plus d’autres sites plus petits mais toujours de grand importance, pour une surface totale de à peu près 38.000 hectares. 

La partie la plus étendue est celle du Sulcis-Iglesiente-Arburese, importante pour l’extraction de plomb, argent, fer et charbon. Ce Parc recueille un patrimoine naturel et industriel immense  et essaie de construire un parcours  touristique et scientifique représentatif de l’histoire minière et industrielle de la Sardaigne. 

L’archéologie industrielle est représentée des mines, usines, villages d’ouvriers, ruelles et ponts, puits, amas de matériel travaillé ; et tous ces restes sont plongés dans un décor naturaliste extraordinaire. Ce Parc est unique au monde pour le patrimoine d’archéologie industrielle, mais aussi pour les valences naturalistes, en effet la flore et la faune y forment des endroits incomparables.  

Ce Parc doit être aussi une témoigne de la vie dure des mineurs, des dangers dans leur travail quotidien, des morts et des luttes sociales pour la conquête de conditions de travail plus humaines.